Nella certezza della precarietà - Lc 9,51-62 | ||
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+ Dal Vangelo secondo Luca |
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Mentre camminavano per la strada |
Siamo ad una svolta decisiva che porterà Gesù e i suoi discepoli a Gerusalemme dove si compiranno i giorni. La decisione è presa con fermezza, letteralmente si dice che il volto di Gesù si fece duro. I discepoli seguono il Signore ma viene qualche dubbio sulla consapevolezza di questa decisione e sulla prospettiva che comporta. |
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«Ti seguirò dovunque tu vada» |
È pieno di entusiasmo questo tale incontrato per strada, si è espresso di getto, animato da buon spirito, spinto da chissà quale prospettiva, forse senza una attenta valutazione: Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? (Lc 14,28). Forse i discepoli non hanno capito, e noi con loro, che Gesù è un perdente nella storia degli uomini, che l’andata a Gerusalemme sarà una sconfitta. Noi vorremmo essere vincitori, su tutto, nello sport come nella politica, nella vita, invece Gesù si presenta come uno che non ha dove posare il capo. A lui non sono destinati né i palazzi del potere né un nido come gli uccelli del cielo. Il Regno di Dio non si manifesta nella vittoria sugli uomini quanto nella fragilità, nel fallimento, nella pazienza della misericordia di Dio. |
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i morti seppelliscano i loro morti. |
È Gesù a chiamare un altro a seguirlo; dalla conversazione si capisce che gli è appena morto il padre, sembra essersi così liberato dalla storia che lo teneva legato al passato, avrebbe potuto anche lui dare una svolta alla sua vita, mettersi in cammino con lui. Sembra quasi una contraddizione perché andare a Gerusalemme significa essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso (Lc 9,22), lasciarsi alle spalle una morte per andare incontro a un’altra morte. Chi può sapere se il vivere non sia morire e se il morire non sia vivere? (Euripide). C’è da domandarsi se il culto dei morti, la frequentazione dei cimiteri, sia più espressione di una nostalgia del passato che non è più o affermazione della vita eterna, Gesù, da questo punto di vista è chiarissimo: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Dobbiamo decidere se stare dalla parte della morte o della vita che va oltre: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla (Lc 12,4). |
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quelli di casa mia |
Gesù impegna ad amare, non all’interno di doveri, di logiche consolidate come il gruppo familiare, sociale o religioso, ma liberi da vincoli che limitano il raggio d’azione. Al terzo non permette di congedarsi da quelli di casa. Seguire Gesù è abbandonare rimpianti, nostalgie, ricordi che fanno guardare indietro. Gesù è radicale nelle proposte perché nessuno lo segua per comodità o tornaconto personale, chiede di essere profetici, non legati a poteri o affetti che generino ricatti, compromessi, interessi di parte. Gesù apre davanti un mondo nuovo per il quale vale la pena rompere con il passato. Dobbiamo guardare al regno di Dio senza rimpianti, nella consapevolezza che i cambiamenti che provoca sono una necessità storica; che la nostra vita è proiettata continuamente in avanti nella incertezza e nella precarietà della Fede, nella fiducia che il Signore sostiene il nostro cammino. |
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